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giovedì 10 gennaio 2019

Andare oltre l’efficacia.





Nell’ultimo decennio (o più), c’è stata una crescita tremenda del numero di studi randomizzati controllati e di meta-analisi che rivelano l’efficacia dell’intervento della fisioterapia e dell’esercizio per persone affette da Parkinson (PD)1. Dato questo accumulo di prove, l’esercizio è considerato ora un elemento importante nel trattamento del PD. Nonostante ciò segni un progresso importante nel campo, c’è ancora molto da imparare al fine di ottimizzare i risultati dei pazienti che assistiamo. Per esempio, quale persona con il PD trae maggior beneficio da un particolare intervento? Un esercizio è migliore di un altro? La dose è importante? Ha importanza la tempistica dell’intervento? Quali sono i meccanismi alla base che spiegherebbero i benefici dell’esercizio? 

Ci sono molti aspetti della fisioterapia e degli interventi con esercizi che benefici alle persone con il PD; tuttavia, non tutte le persone con il PD rispondono in modo simile agli interventi. Numerosi studi di fisioterapia e sugli esercizi includono fino ad oggi persone negli stadi 2 e 3 della scala Hoehn&Yahr. Ciò rappresenta un gruppo molto eterogeneo di persone affette da PD aventi una vasta gamma di sintomi tra cui difficoltà motoria, cognitiva e disabilità non motorie – che possono tutte influenzare la capacità di risposta ad un particolare intervento. Questo approccio “taglia unica” è privo di precisione. Per ottimizzare i risultati, dobbiamo fare un’immersione più profonda. Per esempio, identificare le caratteristiche del paziente, i fenotipi della patologia o i livelli di gravità che possono essere più sensibili ad una particolare tipologia di intervento, può aiutare nel prescrivere il trattamento ottimale a coloro che ne beneficerebbero maggiormente. In questo tema speciale, i ricercatori affrontano questo problema per “scendere nel dettaglio” per identificare i “pazienti con risposta” ad una varietà di interventi o di deficit più specifici che causerebbero la disabilità. Per esempio, Skinner et al2 ha guardato oltre la forza muscolare ed esamina la stabilità della forza muscolare negli arti inferiori, fondamentali per l’equilibrio e la deambulazione. Strouwen et al3 studia le caratteristiche delle persone con il PD che beneficiano maggiormente da un allenamento con duplice compito. Löfgren et al4 fanno luce su quegli individui che sono stati più sensibili verso un programma di equilibrio e di deambulazione più impegnativo. Oliver et al5 caratterizza l’acquisizione della competenza posturale nelle persone affette dal PD per identificare i fattori che predicono l’apprendimento motorio posturale. Presi assieme, questi studi forniscono ai terapisti obiettivi per l’intervento e un’intuizione su quali caratteristiche prevedono una risposta maggiore negli interventi terapeutici.

La dose ottimale di esercizio per persone affette da PD non è stata determinata. Per comprendere questo complesso ma importante elemento del trattamento, è importante valutare in modo rigoroso l’impatto delle varie dosi dell’esercizio attraverso studi comparativi sull’efficacia. Inoltre, l’identificazione di bio-marcatori, che è alla base delle modifiche funzionali, può fornire dei risultati surrogati su cui valutare gli studi di dosaggio. Alcuni studi sul PD hanno iniziato ad esaminare le differenze tra esercizio ad alta intensità e moderata/bassa intensità con una modalità particolare di esercizio (es. allenamento aerobico).6 In questo tema speciale, Landers et al7 prendono un approccio più pragmatico esaminando le differenze tra un programma di esercizio multimodale ad alta e bassa intensità (aerobico, rafforzamento ed equilibrio). Questi ricercatori esaminano anche i potenziali effetti sulla modifica della patologia tra i programmi di esercizio ad intensità alta contro quella bassa, con l’obiettivo di fornire un approfondimento critico sui meccanismi alla base che possono spiegare i cambiamenti osservati. Altri hanno esaminato la tempistica degli interventi. Per esempio, gli interventi sono più efficaci quando applicati precocemente o successivamente nel corso della patologia? Lirani-Silva et al8 affrontano questo tema ed esaminano come la progressione della patologia può influenzare gli effetti del cueing uditivo sulla compromissione della deambulazione.

Cosa interessante, Rawson et al9 hanno mostrato che il tapis roulant, il tango e lo stretching hanno avuto effetti differenziali su alcuni risultati ma non su altri quando esaminati senza i loro medicinali per il PD.9 Questo suggerisce che, in alcuni casi, identificare il trattamento ottimale per un soggetto dipende sul risultato dell’interesse. Se esaminati attentamente, trattamenti differenti possono condividere elementi di base comuni che portano a simili risultati ed effetti. La relativa somiglianza di alcuni trattamenti (con dosaggio simile) possono consentire ai medici di riconcentrare le loro specifiche “lenti sul paziente” verso un differente tipo di individualità: la preferenza del paziente. Indentificare i programmi entusiasmanti e coinvolgere ad un livello individuale può aumentare l’adesione e la dose, migliorando così l’esperienza del paziente e aumentando il beneficio complessivo dell’intervento. Il contributo alla speciale tematica sulla patologia del Parkinson indirizza le questioni critiche sul campo per contribuire a far progredire la ricerca neurologica sulla fisioterapia portando ad un trattamento più mirato nelle persone affette dal Parkinson. Con una chiarezza maggiore su chi benefici maggiormente da quale tipologie di trattamenti, i fisioterapisti possono personalizzare i loro interventi al fine di ottimizzare i risultati del paziente. Questo approccio più raffinato è un passo essenziale verso il miglioramento delle vite dei pazienti che assistiamo.

mercoledì 26 dicembre 2018

Determinanti della dimensione dell'effetto di allenamento in dual task nella malattia di Parkinson.



Risultati immagini per dual task training
 

Background e scopo: gli interventi a doppio compito mostrano effetti positivi nelle persone con malattia di Parkinson (PD), ma non è chiaro quali fattori determinino la dimensione di questi benefici. Come analisi secondaria dello studio DUALITY, lo scopo di questo studio era di valutare i determinanti della dimensione dell'effetto dopo 2 tipi di pratica a doppio compito.

Metodi: Abbiamo assegnato a caso 121 partecipanti con PD per ricevere una formazione integrata o consecutiva con doppia attività. Le prestazioni di deambulazione a doppio compito sono state valutate durante (i) un'attività di span delle cifre a ritroso (cifra), (ii) un'attività di Stroop uditivo (Stroop) e (iii) un'attività di telefonia mobile funzionale. Le variabili descrittive, motorie e cognitive di base sono state correlate al cambiamento nella velocità di andatura a doppio compito dopo l'intervento. Fattori correlati al cambiamento nel post-intervento di velocità di deambulazione a doppio compito ( P <0.20) sono stati inseriti in un modello di regressione lineare multipla a passi successivi.

Risultati: velocità di deambulazione a doppio compito inferiore e maggiore capacità cognitiva (Bilance per esiti nella malattia di Parkinson- Cognizione [ScopaCog]) al basale erano correlate a maggiori miglioramenti nella velocità di deambulazione a doppio compito dopo l'allenamento integrato e consecutivo a doppia attività per tutti e 3 compiti (β [ andatura ] = -0,45, β [ScopaCog] = 0,34, R 2 = 0,23, P <0,001, per cifra; β [ andatura ] = -0,52, β [ScopaCog] = 0,29, R 2 = 0,26, P <0,001, per Stroop e β [ gait ] = -0,40, β [ScopaCog] = 0,30, R 2 = 0,18, P <0,001, per attività di telefonia mobile).

Discussione e conclusioni: i partecipanti con PD che mostravano una lenta velocità di deambulazione a doppio compito e un buon funzionamento cognitivo al baseline hanno tratto beneficio soprattutto dall'addestramento a doppio compito, indipendentemente dal tipo di allenamento e dal tipo di esito a doppio compito.

sabato 8 dicembre 2018

Localizzazione propriocettiva della mano destra e sinistra.



Lo studio presente ha esaminato la precisione di localizzazione propriocettiva della mano utilizzando due paradigmi. Nel nostro paradigma di valutazione propriocettiva, i partecipanti ha valutato la posizione di target manuale in relazione a riferimenti visivi o della linea mediana del loro corpo. 

Il posizionamento della mano era attiva (partecipanti hanno spinto un manipolandum robotico lungo un percorso vincolato) o passiva (la mano dei partecipanti era posizionata sul target dal robot manipulandum). 

Nel nostro paradigma di raggiungimento propriocettiva guidato, i partecipanti hanno raggiunto il percorso senza vedere con una mano; la mano destra e la sinistra sono servite rispettivamente come mano target e mano di raggiungimento. 

In entrambi i paradigmi, i soggetti erano relativamente bravi a stimare la posizione di ogni mano (vale a dire rispetto a un marcatore di riferimento o utilizzando un raggio d'azione), con errori direzionali entro 2 cm tra la posizione di destinazione effettiva e una piccola variazione in tutta l'area di lavoro. 

Nel nostro paradigma di valutazione propriocettivo, i bias quando la mano target è stata disposta passivamente erano non più grande di quelle fatti quando la mano di destinazione è stata disposta attivamente

I partecipanti hanno percepito la loro mano sinistra essere più a sinistra rispetto a ciò che in realtà era, e la mano destra ad essere più verso destra rispetto a ciò che esso in realtà era, ma con una magnitudo di errore simili attraverso le mani target. 

Nel nostro paradigma di raggiungimento, le stime dei partecipanti rispetto alla posizione della mano sinistra erano deviate più verso sinistra rispetto alle loro stime della posizione della mano destra, ma ha mostrato un modello piccolo ma simile di errori di posizione-dipendente da raggiungere attraverso le due mani. 

La precisione delle stime non differiscono tra le due mani o variano con la posizione di destinazione per entrambi i paradigmi.

venerdì 7 dicembre 2018

Dovremmo considerare di cambiare il trattamento fisioterapico tradizionale del dolore femororotuleo sulla base delle recenti scoperte dalla letteratura?

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La dichiarazione di consenso internazionale del dolore femororotuleo (PFP) del 2016 ha suggerito una terapia di esercizio mirata all'anca e al ginocchio, interventi combinati e ortesi prefabbricate del piede che possono essere utilizzate per migliorare il dolore e la funzione nelle persone con PFP. Queste raccomandazioni si basano su solide basi, tra cui la sintesi di più revisioni sistematiche di alta qualità combinate con il voto del gruppo International Patellofemoral Research Network.

Ma questo attuale focus sulla fisioterapia tradizionale è ottimale?

Un recente documento prognostico ha indicato che quasi il 50% delle persone con PFP può beneficiare della fisioterapia tradizionale a lungo termine. Tuttavia, il 57% riporta risultati sfavorevoli 5-8 anni dopo essere stati arruolati in uno studio clinico di fisioterapia tradizionale, indicando la necessità di approcci alternativi in ​​questi individui. 

È importante sottolineare che i risultati dei pazienti possono essere migliorati fornendo interventi su misura per le loro esigenze. Sono in corso sforzi per ottimizzare il sottogruppo di pazienti al fine di indirizzare gli interventi di fisioterapia tradizionali. Lo scopo di questa revisione è un "invito all'azione" per ricercatori e medici (vedi riquadro 1 nel link) per considerare anche l'esplorazione, l'integrazione e la personalizzazione degli interventi di fisioterapia non tradizionali per ottimizzare i risultati dei pazienti. Sulla base dei recenti approfondimenti contenuti in due revisioni sistematiche e uno studio clinico randomizzato pubblicato nel British Journal of Sports Medicine , questo può includere la gestione del carico, affrontare i fattori psicologici ... continua QUI


giovedì 29 novembre 2018

È tempo di ripensare il modo con cui ci prendiamo cura delle persone con dolore muscolo-scheletrico non traumatico?

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L'attuale approccio al dolore muscoloscheletrico sta fallendo

La maggior parte dei disturbi muscoloscheletrici non traumatici persistenti non ha una diagnosi patopanatomica che spieghi adeguatamente l'esperienza e l'handicap del dolore dell'individuo. Sosteniamo che ciò ha portato a due sviluppi riguardanti la gestione delle persone con tali disturbi. Innanzitutto, i cambiamenti strutturali osservati sull'imaging che sono altamente prevalenti nelle popolazioni indolori, come le lesioni della cuffia dei rotatori, la degenerazione del disco intervertebrale, le lesioni del labbro e le alterazioni della cartilagine, sono attribuiti agli individui come diagnosi per la loro condizione. In questo contesto, questa informazione può portare l'individuo a credere che il proprio corpo sia danneggiato, fragile e bisognoso di protezione, determinando una cascata di movimenti e comportamenti di prevenzione delle attività e cercando interventi per correggere i deficit strutturali. 1Questa tendenza ha portato ad aumenti esponenziali nei tassi di chirurgia elettiva e costi associati, mentre l'efficacia della riparazione (ad esempio, cuffia dei rotatori e lesioni del menisco medico), rimodellamento (ad es. Decompressione subacromiale) o sostituzione (ad es. Dischi intervertebrali lombari) delle strutture considerate essere colpevoli è stato sostanzialmente sfidato. 2-10 In secondo luogo, è discutibile che i medici muscoloscheletrici abbiano inventato trattamenti per condizioni che potrebbero non esistere o essere prontamente rilevati (come punti trigger, torsioni sacrali) e hanno sviluppato e perpetuato paradigmi terapeutici (come la "correzione" della parte superiore del corpo postura e squilibri muscolari) che non sono conformi alle prove attuali della ricerca. 11-14Queste due tendenze hanno creato l'aspettativa che gli interventi (spesso "passivi") forniscano una "cura", e in genere rapidamente, con un minimo contributo personale. Questa aspettativa potrebbe essere stata derivata da una conversazione con un amico o un familiare, da Internet o da una campagna pubblicitaria, ma quasi certamente è stata originata da professionisti della salute.


Cosa possiamo imparare dalla gestione di altre condizioni di salute croniche?


Prove contemporanee dimostrano che molte condizioni del dolore muscolo-scheletrico sono associate a disabilità a lungo termine che sono spesso resistenti ai trattamenti attuali. Sono influenzati da molteplici fattori interagenti, tra cui la genetica, i fattori psicologici, sociali e biofisici, le comorbilità e lo stile di vita. 15Proponiamo che quando queste condizioni diventano persistenti e disabilitanti dovrebbero essere viste in modo simile ad altre condizioni di salute croniche. Ad esempio, quando un individuo si presenta con diabete non insulino-dipendente, la migliore pratica implicherebbe un colloquio e un esame in cui viene raggiunta una diagnosi e vengono identificati i fattori biopicosociali rilevanti che contribuiscono al disturbo. Sulla base di questo, l'educazione, i consigli e il processo decisionale condiviso, sarebbe stato concordato un piano di gestione, sostenuto con empatia e sostegno. Questo piano implicherebbe in genere l'importanza di una buona igiene del sonno, il ruolo dell'alimentazione e della dieta, la gestione dello stress e, se del caso, la cessazione o la riduzione del fumo. Verrebbero enfatizzati i profondi benefici derivanti dalla partecipazione a un'attività fisica graduata appropriata e, se necessario, i farmaci, come la metformina, può anche essere prescritto. Coinvolge anche la gestione dei disturbi della salute in comorbilità. Mentre, se richiesto, la medicina prescritta sarebbe diversa, la gestione di altri disturbi cronici, come l'asma e l'ipertensione, seguirebbe un processo simile.
Nella gestione di queste condizioni, l'obiettivo non è quello di fornire una "cura", ma piuttosto la discussione consiste nel fornire un piano di "gestione" per controllare il disturbo e limitare il suo impatto sul benessere della persona. Mentre i segni e i sintomi di molti di questi problemi cronici possono ridursi al livello che l'individuo non si sente più disabile o sintomatico, l'autogestione continua è essenziale.


È necessario un nuovo approccio


Riteniamo che sia necessario riformulare il modo in cui ci prendiamo cura delle condizioni di dolore muscoloscheletrico non traumatico persistente e invalidante, allineando la gestione di tali condizioni ai principi alla base della gestione di altre condizioni croniche: forte alleanza clinica, educazione, esercizio fisico e stile di vita (igiene del sonno, cessazione dell'abitudine al fumo, gestione dello stress, ecc.) al fine di costruire l'autoefficacia dell'individuo per prendere il controllo e in definitiva essere responsabili della propria salute. Sebbene gli argomenti per tale approccio siano convincenti, 16e le prove stanno emergendo per un certo numero di disturbi muscoloscheletrici, è riconosciuto che attualmente mancano prove definitive per tutte le condizioni muscolo-scheletriche. Tale approccio sarebbe supportato da altre evidenze emergenti, tradotte dalla ricerca disponibile per la condizione gestita.

Riformulati in questo modo, i pazienti non sarebbero più portati ad aspettarsi una manipolazione "magica" o un altro approccio passivo per "curare" la loro condizione, e questo a sua volta potrebbe ridurre lo stress e il burnout sperimentati da molti clinici che non sono in grado di fornire tali informazioni infondate promesse. Gli interventi come la terapia manuale, la farmacologia e le iniezioni, se fornite, devono essere considerate come un'aggiunta e i loro rischi e benefici devono essere considerati e comunicati onestamente.


Ostacoli e opportunità per questo approccio


Abbiamo bisogno di riformulare ciò che è attualmente fattibile e realizzabile nella gestione di molte presentazioni muscoloscheletriche non traumatiche, e le conversazioni oneste e aperte riguardanti l'evidenza di esito per questi disturbi devono essere sensibilmente comunicate. Ci sarebbero molti ostacoli da superare e rispettare quando si considera un simile approccio. Per i medici, queste potrebbero essere le credenze del dolore, l'identità professionale, il tempo, le pressioni finanziarie e la mancanza di una formazione adeguata. Le convinzioni e le aspettative dei pazienti possono anche rappresentare una sfida significativa per i medici, soprattutto quando desiderano una diagnosi strutturale e una "correzione" per il loro dolore. Per i pazienti, creando una comprensione e un'aspettativa che, come con altre condizioni di salute croniche, non esiste una cura magica per molte condizioni di dolore muscoloscheletrico persistente e invalidante, e che alla fine le prove in corso hanno informato l'autogestione è la chiave. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario coinvolgere gli sforzi di molte istituzioni, comprese le organizzazioni educative, sanitarie, politiche e professionali, i fondi per la salute e i media.

Crediamo nella necessità di inquadrare le credenze passate contro nuove prove e, quando siamo in conflitto, dobbiamo evolvere con tali prove. Sosteniamo che ciò richiede a noi che lavoriamo nel campo muscolo-scheletrico riconoscere i limiti degli attuali interventi chirurgici e non chirurgici per le presentazioni non traumatiche persistenti e invalidanti, così come l'approfondimento e il reframing della nostra pratica, linguaggio e aspettative per considerare l'allineamento del nostro pratica corrente con quella che supporta le condizioni di assistenza sanitaria più croniche. In questo modo possiamo sostenere meglio quei membri delle nostre società che cercano assistenza, ed essere più onesti con il livello e il tipo di assistenza che possiamo e dovremmo offrire attualmente e i risultati che si possono ottenere.

venerdì 23 novembre 2018

I prodromi della malattia di Parkinson





Mentre la diagnosi del morbo di Parkinson (PD) si basa sulla triade motoria della bradicinesia, della rigidità e del tremore, il processo patologico di base inizia molti anni prima che questi segni siano evidenti. In questa fase prodromica del PD, può verificarsi una vasta gamma di caratteristiche non motorie e motorie. Individualmente non consentono una diagnosi di PD, ma se considerati insieme riflettono lo sviluppo graduale della sindrome clinica. 
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Diversi sottogruppi all'interno della fase prodromica possono esistere e riflettere differenti patologie sottostanti. Qui riassumiamo le evidenze sulla fase prodromica del PD in gruppi di pazienti ad aumentato di PD con caratteristiche prodromiche ben descritte: pazienti con disturbo del sonno (REM) idiopatico (REM), pazienti con anosmia idiopatica, e famiglie con mutazioni monogeniche strettamente collegate alla patologia PD. 

Inoltre, discutiamo le informazioni sulle caratteristiche prodromiche da studi in corso volti a rilevare PD prodromica nella popolazione generale. È probabile che una migliore delineazione dei prodotti clinici della PD e della loro progressione in questi gruppi ad alto rischio migliorerà la comprensione della fisiopatologia di base.

martedì 20 novembre 2018

L'effetto della Mirror Therapy (MT) sulla disfunzione motoria delle dita dopo l'ictus

Risultati immagini per MIRROR THERAPY FINGERS



Scopo : valutare gli effetti della MT sulla disfunzione motoria delle dita dopo l'ictus. 


Metodi : Quattordici pazienti con ictus convalescenti sono stati assegnati in modo casuale al gruppo MT supervisionato per trenta minuti di MT in aggiunta al programma di riabilitazione convenzionale o al gruppo di controllo solo con terapia convenzionale supervisionata, e poi è stato condotto ognuno dei due programmi di allenamento per 4 settimane. La principale misura di outcome è stata la valutazione del Brunnstrom Recovery (Brs), i punteggi secondari di valutazione Fugl-Meyer (FMA) per l'estremità superiore, il test funzionale motorio Wolf (WMFT) e gli elementi di auto-cura della F.I.M.. 

Risultati: I punteggi di Brs per la mano, FMA per il polso e la mano e il WMFT sono migliorati di più nel gruppo di MT rispetto al gruppo di controllo (tutti p <0,05). Inoltre, questi risultati cambiano i punteggi tra pre-trattamento e post-trattamento sul gruppo di MT che ha raggiunto la differenza minima clinicamente importante basata sulla distribuzione. 

Conclusioni : Questi risultati suggeriscono che la MT in aggiunta a un programma riabilitativo convenzionale può essere efficace per la disfunzione motoria delle dita dopo l'ictus.

sabato 17 novembre 2018

Versione italiana del questionario sulla soddisfazione del paziente in fisioterapia: adattamento transculturale e proprietà psicometriche.


Risultati immagini per satisfaction

Abstract HERE 


SFONDO:

La soddisfazione del paziente è una misura importante per valutare gli interventi in ambito sanitario. Nessun questionario sulla soddisfazione del paziente per il trattamento di terapia fisica è stato convalidato fino ad oggi per l'uso in una popolazione ambulatoriale italiana.

OBBIETTIVO:

Lo scopo di questo studio era di tradurre, adattarsi culturalmente e convalidare la versione italiana del questionario di soddisfazione del paziente di terapia fisica (PTPSQ-I).

DESIGN:

È stato condotto uno studio di misurazione.

METODI:

Il PTPSQ-I è stato sviluppato attraverso la traduzione forward-backward, la revisione finale e la versione pre-finale. Inizialmente è stata condotta un'analisi di accettabilità. L'affidabilità è stata misurata per coerenza interna (Cronbach α) e per analizzare la struttura interna è stata applicata un'analisi fattoriale. La validità divergente è stata misurata confrontando il PTPSQ-I con una scala analogica visiva (VAS) e con una scala di tipo Likert a 5 punti che valuta l'effetto globale percepito (GPE) per il trattamento di terapia fisica.

RISULTATI:

Il processo per lo sviluppo del PTPSQ-I ha richiesto 3 mesi utilizzando i dati su 315 pazienti ambulatoriali. Sulla base delle nostre analisi iniziali, 5 elementi sono stati eliminati dal PTPSQ-I, che è stato rinominato PTPSQ-I (15). Il PTPSQ-I (15) ha mostrato un'elevata coerenza interna (α = .905). La validità divergente era moderata per la GPE (r = .33) ma non significativa per la VAS (r = -. 07). Un'analisi fattoriale ha rivelato l'evidenza di una struttura a 2 fattori correlata alla percezione di "Overall Experience" e "Professional Impression" che spiegava il 62% della varianza totale. Un terzo fattore, "Efficienza e convenienza", ha portato la varianza totale spiegata a quasi il 70%.

LIMITAZIONI:

Potrebbe essere necessario aggiungere elementi al PTPSQ-I (15) per valutare altre dimensioni non attualmente rappresentate da questi 15 articoli.

CONCLUSIONE:

Il PTPSQ-I (15) ha mostrato buone proprietà psicometriche e il suo uso può essere raccomandato con le popolazioni ambulatoriali di lingua italiana.

lunedì 12 novembre 2018

Effetti della compressione manuale della gabbia toracica in pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva



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OBIETTIVO: La riabilitazione polmonare è indicata per la maggior parte degli individui con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). La riabilitazione polmonare consiste di condizionamento ed esercizio terapeutico. Il condizionamento comprende il rilassamento, gli esercizi respiratori e la compressione manuale della gabbia toracica durante l’espirazione (CWC, chest wall compression). La CWC migliora i sintomi in individui con malattia respiratoria sottoposti a ventilazione meccanica. Tuttavia, le evidenze a supporto dell’efficacia della CWC nella BPCO sono insufficienti. Questo studio mira a determinare le risposte fisiologiche alla CWC in pazienti con BPCO.

METODI: 29 pazienti con BPCO sono stati inclusi nello studio. Tecniche di compressione manuale della gabbia toracica sono state eseguite in una posizione confortevole scelta dai partecipanti (posizione seduta, posizione seduta piegati in avanti o posizione di semi-Fowler). I parametri ventilatori, la pressione di occlusione delle vie aeree (P0.1) e la dispnea sono state valutate e confrontate usando una scala visuo-analogica prima e durante la CWC.

RISULTATI: Durante la compressione manuale, il consumo di ossigeno, la produzione di anidride carbonica, la concentrazione di anidride carbonica a fine espirazione (end tidal CO2) e la dispnea sono diminuite in modo significativo; tuttavia, la P0.1 non era variata.

CONCLUSIONE: La compressione manuale nei pazienti con BPCO ha avuto un immediato effetto fisiologico, con una diminuzione della dispnea che potrebbe essere stata facilitata da una riduzione del carico di lavoro dei muscoli respiratori. Perciò, la CWC potrebbe essere efficace per la dispnea perché ridurrebbe il consumo di ossigeno nei muscoli respiratori.



sabato 13 ottobre 2018

Stress dell’articolazione femoro-rotulea durante la corsa in salita e in discesa.

Risultati immagini per patellofemoral syndrome


Obiettivi. Confrontare lo stress al livello dell’articolazione femoro-rotulea (PFJ) tra corsa su piano orizzontale, in salita e in discesa.
Disegno di studio. Studio sperimentale.

Contesto. Laboratorio universitario.

Partecipanti. Venti corridori amatoriali.
Principali misure di outcome. Sono stati ottenute cinematica e cinetica del tronco e degli arti inferiori sono stati ottenuti in 3 diverse posizioni di tapis roulant: piano orizzontale, 6° di salita e 6° di discesa. Sono stati determinati lo stress, la forza di reazione e la superficie di contatto della PFJ utilizzando un modello biomeccanico. Sono state utilizzate successivamente analisi ANOVA unidirezionali a misure ripetute per confrontare le variabili degli outcome delle 3 differenti condizioni.

Risultati. Il picco di stress e lo stress-integrale nel tempo (stress cumulativo della PFJ durante la fase di carico) della PFJ è stato significativamente più alto durante la corsa in discesa rispetto a quella su piano orizzontale e in salita. Non si è verificata alcuna differenza nel picco di stress e nello stress-integrale nel tempo della PFJ tra corsa su piano orizzontale e salita. L’aumento del picco di stress della PFJ durante la corsa in discesa è stata correlata alla maggiore forza di reazione della PFJ, derivata da un aumento dell’angolo di flessione del tronco.

Conlcusioni. La corsa su un tapis roulant posizionato in discesa ha mostrato un picco di stress e di stress-integrale nel tempo della PFJ più alti. Gli stessi sono risultati essere simili durante la corsa su piano orizzontale e in salita. I risultati di questo studio potrebbero essere utilizzati per prevenire un eccessivo stress della PFJ durante la corsa in discesa, concentrandosi su una strategia posturale che sfrutti una maggiore flessione del tronco.

mercoledì 3 ottobre 2018

Lo staff e i pazienti hanno impressioni prevalentemente positive dei fisioterapisti che lavorano nei reparti d’emergenza.




Domanda. Quali sono le impressioni dello staff e dei pazienti riguardo ai fisioterapisti che lavorano nei reparti d’emergenza (ED)?

Disegno di studio. Revisione sistematica di studi qualitativi.
Misure di outcome. Le impressioni dello staff e dei pazienti dell’ED sono state sintetizzate utilizzando un’analisi tematica a tre fasi che consisteva nell’estrazione, raggruppamento (codici) e sintesi dei risultati.
Partecipanti. Lo staff che lavora negli ED e i pazienti presentatisi in ED e presi in carico dai fisioterapisti dell’ED.
Risultati. Sono stati inclusi 8 studi, che avevano indagato le impressioni di 138 pazienti e 122 membri dello staff dell’ED. Sono emersi 3 temi principali: il ruolo del fisioterapista nell’ED, le impressioni positive dei fisioterapisti dell’ED e le perplessità riguardo ai fisioterapisti nell’ED. Entrambi i pazienti e lo staff dell’ED hanno considerato i fisioterapisti dei professionisti esperti nella cura dei problemi muscolo-scheletrici. Il ruolo dei fisioterapisti nell’ED è stato visto come la possibilità per i pazienti di ottenere un’accurata educazione, una gestione non farmacologica del dolore e la ripresa dell’attività, soprattutto mediante l’esercizio terapeutico. Avere un’ampia conoscenza nella valutazione e nel trattamento di diverse condizioni di salute è stato visto essere di supporto al lavoro dei fisioterapisti nell’ED. I pazienti e lo staff dell’ED hanno percepito che i fisioterapisti dell’ED avessero buone abilità di comunicazione interpersonale. Lo staff dell’ED ha espresso perplessità riguardo il tempo in eccesso passato dai fisioterapisti con i pazienti. Alcuni pazienti hanno percepito che l’esecuzione di esercizi nell’ED fosse inappropriato e doloroso.

Conclusioni. I fisioterapisti dell’ED sono stati accettati prevalentemente bene dai pazienti e dallo staff dell’ED, e il loro lavoro è stato percepito come migliorativo per l’ED. Le perplessità includevano la diponibilità limitata, mancanza di consapevolezza del ruolo intrapreso dai fisioterapisti nell’ED e l’allungamento dei tempi di trattamento in alcuni contesti.

venerdì 7 settembre 2018

Esercizio eccentrico controlaterale dopo ricostruzione del legamento crociato anteriore: case series originali per promuovere la neuroplasticità.




Scopo: Notevoli cambiamenti nella funzione neuronale sono rilevabili dopo la ricostruzione del legamento crociato anteriore (RLCA), ma questo aspetto non viene affrontato dalla fisioterapia tradizionale. Il "cross-exercise", ovvero l'allenamento dell'arto controlaterale, è un potenziale mezzo per aumentare l'eccitabilità neuronale e migliorare il recupero dopo RLCA. Il nostro scopo, quindi, era analizzare del dettaglio l'attivazione cerebrale, l'eccitabilità neuronale e i risultati riportati dai pazienti in un campione di soggetti, al completamento di un programma di 8 settimane incentrato sul cross-training eccentrico del muscolo quadricipite, immediatamente successivo a RLCA.

Desing dello studio: case series.



Setting: Università.
Partecipanti: 5 pazienti hanno partecipato al programma di 8 settimane (24 sedute) di cross-training eccentrico dopo RLCA.
Principali misure di outcome: L'attivazione cerebrale, l'attività neuronale e i risultati riferiti dal paziente sono stati valutati a 2 e 10 settimane dopo l'intervento. Ogni seduta di cross-exercise era composta da 4 serie da 10 contrazioni eccentriche isocinetiche a 60 gradi/sec dell'arto non operato.

Risultati: dopo l'intervento, i pazienti hanno dimostrato una facilitazione dell'attività dei riflessi spinali e della corteccia motoria: questi parametri sono solitamente ridotti nel post-chirurgico.I soggetti hanno inoltre mostrato una minore necessità di utilizzare la corteccia frontale per generare una contrazione del quadricipite. Infine, i pazienti hanno riportato una significativa riduzione del dolore e dei sintomi e una miglior funzionalità del ginocchio.


Conclusioni: Il cross-training eccentrico dopo RLCA facilita gli adattamenti positivi nella funzione neuronale e migliora i risultati riferiti dal paziente.

mercoledì 15 agosto 2018

Risultati della riabilitazione di pazienti con grave disabilità dopo l'ictus




Obiettivo
Caratterizzare i risultati della riabilitazione dei pazienti con grave compromissione motoria post-ictus (MI) e sviluppare un modello predittivo per il fallimento del trattamento.

Design

Studio di coorte retrospettivo. I correlati al fallimento del trattamento, definiti come la persistenza di un infarto miocardico grave dopo la riabilitazione, sono stati identificati utilizzando l'analisi di regressione logistica. Quindi, una regola di punteggio basata su un numero intero è stata sviluppata dal modello logistico.

Ambientazione

Tre strutture specializzate di riabilitazione ospedaliera.

I partecipanti

1.265 pazienti classificati come Case-Mix Groups (CMG) 0108, 0109 e 0110 del sistema di classificazione Medicare.

interventi

Non applicabile.

Misura di esito principale

Variazione della gravità dell'IM, valutata dalla Functional Independence Measure (FIM), dall'ingresso alla dimissione.

risultati

Il punteggio medio della sezione motoria FIM è aumentata da 17 (intervallo interquartile [IQR] 14-23) a 38 (IQR, 25-55) punti. Il recupero proporzionale mediano, espresso dall'efficacia motoria della FIM, era del 26% (IQR, 12-47). Il cambio mediano della FIM-motoria era di 18 punti (IQR, 9-34). Il 38,5% dei pazienti ha raggiunto la differenza clinicamente importante minima. Il 18,6% e il 38,5% dei pazienti ha recuperato a uno stadio di MI lieve (FIM-motore ≥62) o moderato (FIM-motore da 38 a 61), rispettivamente. Tutte le differenze tra CMG erano statisticamente significative. I risultati sono stati anche analizzati in base ai sistemi di classificazione utilizzati in Australia e Canada. La regola di punteggio aveva una AUC di 0,833 (95% IC 0,808-0,858). L'analisi della curva decisionale ha mostrato un grande vantaggio netto nell'utilizzo del punteggio di rischio rispetto alla strategia "treat all".

conclusioni

Questo studio fornisce un'istantanea dei risultati della riabilitazione in un'ampia coorte di pazienti con IM grave post-ictus, colmando così una lacuna nella conoscenza. La regola del punteggio ha identificato accuratamente i pazienti a rischio di fallimento del trattamento.

sabato 9 giugno 2018

Uno studio trasversale che valuta la preferenza del trattamento per le persone con lombalgia cronica



Obiettivo
Per valutare le preferenze di trattamento e gli attributi di due trattamenti basati sull'esercizio per le persone con lombalgia cronica (LBP).
Design
Studio trasversale.
Ambientazione
Impostazione di ricerca accademica.
I partecipanti
Individui (n = 154) con LBP cronico.
Misure / risultati principali
I partecipanti hanno completato una misura di valutazione delle preferenze di trattamento che ha descritto due trattamenti per LBP cronica [allenamento di forza e flessibilità (SF) e allenamento di abilità motorie (MST)]. I partecipanti hanno valutato ciascun trattamento su quattro attributi: efficacia, accettabilità / logica, idoneità / adeguatezza e convenienza. Un punteggio complessivo per ciascun trattamento è stato calcolato come media dei quattro valori attribuiti. I partecipanti hanno indicato (1) nessuna preferenza di trattamento o (2) preferenza per SF o MST.
Risultati
Centoquattro partecipanti (67,5%) hanno avuto una preferenza di trattamento; di questi, 95 (91,3%) hanno preferito SF e nove (8,7%) hanno preferito l'MST. Il gruppo di preferenze SF ha valutato SF superiore a MST complessivo e su tutti gli attributi (tutti p s <.01, d s variava da .48-1.07). Il gruppo di preferenze MST non ha valutato i trattamenti in modo diverso nel complesso o su uno qualsiasi degli attributi (tutti p s> .05, d s variava da .43-.66). Convenienza di SF ( p = .05, d = .79) ed efficacia ( d = 1.20), accettabilità / logica ( d = 1.27), e idoneità / appropriatezza ( d = 1.52) di MST (tutto ps <.01) sono stati valutati in modo diverso tra i due gruppi di preferenze.
Conclusioni
Quando sono state presentate due opzioni di trattamento, la maggior parte dei pazienti ha preferito la SF rispetto all'MST. La convenienza era un attributo particolarmente importante che influenzava le preferenze. La valutazione delle preferenze e degli attributi del trattamento prima dell'inizio del trattamento consente al medico di identificare i fattori che potrebbero essere necessari per migliorare l'aderenza e i risultati del trattamento.

domenica 27 maggio 2018

Efficacia del metodo McKenzie per il trattamento della lombalgia. Una revisione sistematica




Il metodo McKenzie è un sistema basato sulla classificazione e un programma di trattamento per pazienti affetti da lombalgia (LBP). Fu sviluppato nel 1981 da Robin McKenzie, un FT dalla Nuova Zelanda. Questo tipo di sistema di diagnosi e trattamento del LBP basato sulla classificazione è in circolazione da un po 'di tempo e, dove prima c'erano prove che suggerivano che questo era il modo per ottenere i migliori risultati per i nostri pazienti, ora c'è una serie di prove che contraddice questo credenza.
Il Metodo McKenzie classifica i pazienti in 4 gruppi : Derangement, Disfunzione, Sindrome Posturale e Altro. Questi gruppi quindi dirigono il trattamento appropriato richiesto. Per saperne di più sulle classificazioni, sul loro significato e sui trattamenti pertinenti, leggi la pagina di Physiopedia .
Una preoccupazione per la ricerca che coinvolge il metodo McKenzie e altri sistemi di classificazione è l'uso di studi metodologici sottodimensionati e scarsi come prova che dimostra la loro efficacia (un esempio ).
È stata completata una revisione sistematica (RS) e una meta-analisi prima di esaminare le evidenze per suggerire che il metodo McKenzie sia efficace in ciò che si propone di fare. In sostanza, si è concluso che mancavano prove a sostegno del suo uso e sono stati necessari ulteriori studi. Questo è stato oltre un decennio fa e da allora sono state pubblicate più ricerche e, come suggerisce Tam et al, ci sono stati problemi con i criteri di ricerca utilizzati per questa RS.
Questo è il fondamento logico per Lam et al. per l'esecuzione di questa RS aggiornata e più forte hanno incluso la ricerca pubblicata nell'ultimo decennio oltre a correggere gli errori che il loro collega ha incluso nella loro RS iniziale.
In termini di risultati dalla RS e le implicazioni cliniche. Se consideriamo solo la ricerca di una qualità appropriata, possiamo dire:
Per il dolore acuto :
  1. Il metodo McKenzie non è clinicamente superiore a tutti gli interventi nel trattamento del LBP acuto, ma è più efficace nel ridurre l'intensità del dolore rispetto alla terapia manuale e all'esercizio fisico combinato.
Per il dolore cronico :
  1. Il metodo McKenzie era più efficace nel ridurre il dolore e la disabilità rispetto agli "altri" interventi,
  2. Il metodo McKenzie era più efficace nel ridurre la disabilità ma non il dolore rispetto all'esercizio da solo,
  3. Il metodo McKenzie non era più efficace di un esercizio combinato, terapia manuale e intervento educativo.
Come sempre  questi risultati vanno presi con un pizzico di sale. Gli effetti del metodo McKenzie potrebbero essere il risultato del fatto che ampi gruppi di pazienti potrebbero non rientrare nei loro sottogruppi e comunque avrebbero beneficiato di qualsiasi esercizio. Il metodo McKenzie è un sistema meccanico e non tiene conto degli aspetti psicologici del dolore o delle teorie alternative del dolore. Ti immerge in una categoria, trascura gli aspetti psicologici o aspetti più sfumati dei trattamenti. Questo però non significa che McKenzie non è un'opzione praticabile per il trattamento. Tieni a mente questo. Altri trattamenti e strumenti / strategie di valutazione si sono dimostrati altrettanto efficaci.
Oh e non dimenticare la  Regressione per gli effetti medi . 

venerdì 18 maggio 2018

Autotrapianto del tendine quadricipitale per ricostruzione artroscopica del legamento del ginocchio: usalo ora, usalo spesso


ARTICOLO ORIGINALE QUI

Gli innesti di ACL tradizionali tendine-osso-tendine e tendine degli ischiocrurali del ginocchio sono non senza limitazioni. Un crescente corpo di dati anatomici, biomeccanici e clinici ha dimostrato l'utilità dell'innesto del tendine del quadricipite nella ricostruzione artroscopica del legamento del ginocchio. 

L'autoinnesto del tendine del quadricipite fornisce un volume robusto di tessuto che può essere raccolto in modo affidabile, mitigando la probabilità di innesti di dimensioni variabili e ovviando alla necessità di un innesto di allotrapianto. 

Le moderne tecniche di raccolta minimamente invasive offrono i vantaggi di bassi tassi di morbilità del sito donatore e di deficit di forza del meccanismo estensore residuo. 

Nuovi dati suggeriscono che l'autotrapianto del tendine del quadricipite può possedere caratteristiche biomeccaniche superiori rispetto all'autoinnesto osseo-tendine-patella (BPTB). 

Tuttavia, ci sono stati pochissimi confronti diretti, prospettici tra gli esiti clinici associati con l'autoinnesto del tendine quadricipitale e altre opzioni di autotrapianto (ad es. tendine degli ischiocrurali del ginocchio e osso- tendine patellare-osso). 

Tuttavia, l'autotrapianto del tendine del quadricipite dovrebbe essere una delle opzioni principali nell'armamentario di qualsiasi chirurgo del ginocchio.